Pozzo Sacro Sa Testa
Lo scavo fu effettuato da Francesco Soldati nel 1938. L'edificio è stato restaurato da Ercole Contu nel 1969.
Il monumento, costruito in blocchi lavorati di granito e scisto è situato in una sella in leggera pendenza tra basse colline, orientato in un asse NNO-SSE. Ha una lunghezza totale di 17,47 m. Sa Testa comprende un cortile circolare, un ingresso trapezoidale, una scala e una thòlos, che racchiude la fonte. L'accesso avviene sul lato nord mediante quattro scalini discendenti. Il cortile interno, ampio 8,30 × 7,41 m era, probabilmente, destinato ai rituali ed è delimitato da un basso temenos circolare, la cui altezza residua è di 30 cm. Dal cortile si accede a una scalinata di 17 gradini, la cui larghezza si restringe progressivamente, che porta al livello della sorgente. La fonte è coperta per 5,25 da una thòlos che si restringe verso l'alto e si conclude con un foro circolare che, originariamente, comunicava con una seconda thòlos, a livello del terreno, di cui residuano solo alcuni filari di blocchetti di granito. Elementi strutturali proteggono il bene dalla penetrazione di acqua di superficie. L'esatta cronologia del monumento non è rilevabile con precisione a causa del suo uso continuato sino in epoca romana.
Tra questi ultimi si rileva un braccialetto a nastro, un piccolo anello, un ago a spirale e un piccolo pugnaletto "ad elsa gammata". Il periodo fenicio-punico (850-238 a.C.) è testimoniato da numerosi frammenti di coppe, di piatti a vernice nera con decorazioni e brocchette di argilla figulina. La scoperta, in tale strato, di una statuetta in legno di ginepro è importante per le sue caratteristiche stilistiche, essendo stata recentemente ritenuta uno xoanon raffigurante una kore greco-orientale databile tra la fine del VII e la metà del VI secolo a.C.[1]. Di particolare interesse sono tre thymiateria, sempre attribuibili a questo periodo.
Tra i reperti di epoca romana sono da menzionare accanto vasi minori, numerosi frammenti di una grande anfora e una tazza di produzione aretina. I reperti rinvenuti durante lo scavo sono conservati nel Museo archeologico nazionale di Cagliari.
Dove: È situato in prossimità dal porto industriale lungo la strada che porta da Olbia al lido di Pittulongu.