Limpiddu
I nostri nonni ricordano con divertimento le feste private, soprattutto quelle che si facevano nel periodo di Carnevale. Si andava in campagna alla ricerca di un tubero simile alla patata, sul quale si incidevano gli occhi, la bocca e le orecchie e si rivestiva di panni come se fosse un neonato. Una volta pronta, accompagnata da un padrino e una madrina, la bambola vegetale sfilava nel corteo di Carnevale come una battezzanda qualunque. Era la campagna, sempre rigogliosa nei borghi di Budoni, a offrire la materia prima per i travestimenti: alcuni anziani ricordano addirittura che i loro stessi nonni raccoglievano il pungitopo, e con l’ago infilavano le sue piccole e lucenti bacche rosse in un filo, come se fossero perline, per ottenere delle colorate collane da indossare per “mascherarsi”. I giovani si riunivano nei bar, a quell’epoca solo due, uno a Limpiddu e uno a Budoni. Insieme ai ragazzi e alle ragazze di Sas Murtas, andavano nell’unico locale del paese e tiravano fuori da uno stanzone un letto, trasformando lo spazio in sala da ballo. Alla fine della festa il letto veniva riposto all’interno della stanza che, da balera, diventava di nuovo camera da letto. I festeggiamenti per il Carnevale iniziavano di pomeriggio per concludersi a notte fonda. Tutto questo accadeva prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, quando gli uomini finalmente tornarono dal fronte.
LA GIOVENTÙ AL FRONTE
I ragazzi dai diciotto anni in poi, prima della guerra, subirono l’addestramento militare al centro di Budoni, dove ora si trova il vecchio comune, in piazza Einaudi. In un piccolo edificio, un anziano militare preparava i giovani al servizio di leva. L’addestramento era obbligatorio e avveniva a partire dalle quattro del pomeriggio in poi. Le nostre nonne ricordano ancora quell’incessante rumore di passi lungo via Nazionale e i richiami dell’addestratore nei confronti dei loro fratelli o amici. I giovani budonesi che prendevano parte all’addestramento erano tanti e disegnavano un corteo composto lungo tutta via Nazionale, passando davanti alla casa cantoniera per poi girare verso il mulino. Budoni finiva lì, a quei tempi.
LA COMUNITÀ ABBRACCIA I SOPRAVVISSUTI
Alla fine della guerra le famiglie restavano in attesa di notizie dei loro cari partiti come militari, e l’attesa era ancora più lunga e angosciante al pensiero che molti di loro furono imprigionati, chi in Francia e chi in Albania. I nonni ci raccontano che qualche settimana dopo la guerra, quando non c’erano navi per far tornare i giovani soldati nelle proprie case, a Budoni si sparse la voce che dopo aver attraversato su una barca il mar Mediterraneo, era tornato in terra sarda un giovane militare budonese. Le donne che si trovavano nel ruscello di Limpiddeddu per sciacquare i panni, lasciarono tutto e rientrarono di corsa a casa. Tutto il borgo di Limpiddu si riunì in corteo e iniziò a marciare verso la strada di Solità. La comunità visse la grande gioia di poter riabbracciare dopo una guerra e un lungo viaggio per mare, uno dei suoi figli più giovani sopravvissuto al conflitto.
Da Olbia prendete la SS131dcn direzione Nuoro. Dopo circa 30 chilometri prendete l’uscita Budoni/Limpiddu.
Allo stop girate a sinistra e proseguite dritti seguendo le indicazioni per Limpiddu.