Nuditta

Nuditta Nuditta
l significato di questo toponimo è facilmente intuibile. “Nuditta” ci fa pensare a qualcosa di spoglio, nudo, ed è proprio da questo che deriva il suo nome.

 Fino al 1800 questo borgo sorgeva tra una fitta vegetazione, poi l’uomo iniziò a tagliare i secolari ginepri, i lecci e i tassi: la zona attorno a Nuditta e a Monte Nieddu venne così disboscata. I primi tagli che interessarono la zona risalgono alla fine del 1800, quando arrivarono gruppi di taglialegna lucchesi e piemontesi che sino al 1920 circa tagliarono tutto quello che trovarono nel territorio. L’esigenza era quella di produrre carbone e traverse per le Ferrovie dello Stato e proprio per questo motivo, Nuditta rimase spoglia della sua vegetazione, soprattutto nel periodo fascista.

UNA FALSA ILLUSIONE

All’inizio, quando si avviarono i lavori, gli abitanti della zona interessata dal disboscamento, gridarono “al miracolo”, credendo di aver trovato l’America dietro casa. A Nuditta, così come negli altri borghi dell’attuale comune di Budoni, si viveva di agricoltura e di pastorizia e, soprattutto per chi non possedeva terreni o bestiame, la vita non era facile. I sacrifici erano parecchi e il cibo sempre troppo poco.
Il taglio della foresta per molti rappresentò l’illusione dell’aumento del lavoro e quindi del guadagno. Decine e decine di uomini della zona lavorarono per anni al taglio della vegetazione circostante e alla preparazione delle carbonaie; i buoi e i carri tradizionalmente utilizzati per i lavori agricoli furono noleggiati per il trasporto del carbone dalle zone più interne al mare, per l’imbarco. Ma come tutti i miraggi anche questo terminò, e nel peggiore dei modi: tutta la zona mostrò per decenni le ferite causate dalla mano impetuosa dell’uomo. 

LE CARBONAIE

Come abbiamo già sottolineato, il borgo di Nuditta venne disboscato soprattutto durante il periodo fascista, per la produzione del carbone. Le carbonaie, in gallurese chèi, erano composte dai tronchi tagliati e accatastati sino a creare un grande fuoco. Venivano poi ricoperte di frasche e, quando si appiccava fuoco, le carbonaie bruciavano lentamente per giorni e notti, producendo così il carbone necessario che poi veniva imbarcato insieme al legname, anche dalla marina di Ottiolu. Dopo qualche decennio “la corsa al carbone” terminò bruscamente e gli abitanti di Nuditta e delle zone limitrofe ritornarono a lavorare la terra e a badare al bestiame. 

IL DESIDERIO PIÙ GRANDE: LA CHIESA

Nuditta è sempre stato un piccolo borgo, composto da quindici, massimo diciotto famiglie, tutte dedite al lavoro e con un desiderio comune: la costruzione della chiesa. Ma le limitate possibilità economiche del tempo hanno sempre rimandato il momento della costruzione, sino a quando, nel 1993, la popolazione si rimboccò le maniche dando l’avvio al tanto desiderato progetto. Tutti diedero una mano, in modo del tutto gratuito: un geometra si occupò del progetto, una famiglia regalò la statua della Madonna di Lourdes, la comunità intera raccolse un po’ di denaro per avviare i lavori, e i muratori del borgo si misero subito al lavoro. Purtroppo però gli imprevisti non mancano mai, e gli abitanti di Nuditta videro più volte sfumare il loro sogno finché, dopo varie peripezie, finalmente la chiesa fu portata a termine e benedetta dal Mons. Pietro Meloni, il 12 gennaio del 2005.

Come arrivare?
Da Olbia prendete la SS131 DCN direzione Nuoro. Dopo circa 30 chilometri prendete l’uscita per Budoni verso la SS125 Orientale Sarda e poi seguite le indicazioni per Nuditta. 
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