San Gavino
San Gavino è un piccolo borgo che non ha mai avuto più di cento abitanti. Deve il suo nome a un soldato romano con l’ingrato compito di perseguitare i cristiani, secondo gli ordini dell’imperatore Diocleziano. Gavino, però, liberò i prigionieri e per questo fu giustiziato e in seguito proclamato santo. Il borgo omonimo rende omaggio al Santo perché si narra che tra i resti di un’antica chiesa del territorio, furono ritrovate tracce di un suo passaggio. Nel 1981 gli abitanti di San Gavino costruirono una cappella per ospitare una statua del santo, che fu scelto come patrono e festeggiato ogni 25 ottobre.
STORIE E LEGGENDE DAL BORGO
Erano tante le leggende che davanti al focolare, su foghile, si raccontavano ai bambini. Una di questa aveva come protagonista sa pana, una donna morta di parto che durante la notte si recava a sa funtanedda, un ruscello situato tra il borgo di San Gavino e quello di Solità, per lavare i panni. Lo scopo di questi racconti era quello di spaventare i bambini, per evitare che si allontanassero troppo da casa o che frequentassero luoghi pericolosi, come i monti o i corsi d’acqua.
Ma a San Gavino non si raccontavano solo storie: le serate, infatti, si trascorrevano in rima, grazie ai numerosi poeti che vivevano nel borgo e lo animavano a suon di poesia. Non è chiara l’origine di questa tradizione poetica, ma pare che un certo Cosimo Oggianu, partito militare a vent’anni e mai rientrato a casa, abbia dato il la componendo una poesia dedicata alle donne di San Gavino. Ancora oggi, tra le stradine di questo borgo, uomini di ogni età recitano poesie per celebrare amori, ricordi e traguardi. In passato a San Gavino erano tutti pastori, e ogni famiglia aveva qualche pecora, un paio di capre, e maiali. Tutti avevano il carro, che veniva utilizzato per lavorare e per portare i bambini al mare la domenica mattina.
Durante l’inverno, invece, spesso il carro veniva utilizzato per accompagnare i bambini a scuola: nei primi anni del ‘900, infatti, la scuola più vicina si trovava a Solità. Le lezioni si svolgevano in un pagliaio dismesso, con una maestra che spesso faceva diversi chilometri per arrivare al borgo. Alla maestra si assegnava un alloggio presso una famiglia del borgo che aveva una stanza in più. I nostri nonni ricordano ancora un episodio che dipinge bene l’accoglienza tipica del luogo: una notte, durante un temporale, arrivò un nuovo maestro. Era di Torino, ed era stato assegnato alla scuola di Solità. Fu ospitato da una famiglia abbiente di San Gavino, ma era talmente alto che per qualche giorno fu costretto a dormire con i piedi fuori dal letto. Gli uomini del paese si prodigarono per costruire al maestro “troppo alto” un nuovo letto più lungo, mentre le donne si impegnarono a confezionargli dei pantaloni su misura.
Da Olbia prendete la S.S 131 direzione Nuoro. Dopo circa 30 Km prendete l’uscita verso Limpiddu e, attraversato il paese, girate a destra per San Gavino.