San Lorenzo
In passato i santi che si festeggiavano in questo borgo erano tre: San Simone il 28 aprile, Santa Lucia il 15 maggio e San Lorenzo sempre a maggio, la più grossa.
Ora, invece, la festa di San Lorenzo si festeggia ad agosto. Il comitato che organizzava le feste era composto da persone che abitavano i borghi di Budoni come San Lorenzo, Tamarispa, San Gavino e Solità anche se alcuni abitanti delle frazioni di Torpè, come Concas, Su Cossu e Talavà, davano una mano. Il comitato della festa di San Lorenzo non chiedeva soldi, come si usava fare invece in molti borghi vicini, ma chiedeva direttamente i generi alimentari che poi venivano consumati durante i pranzi e le cene legate alla festa. Gli abitanti di San Lorenzo di impegnavano quindi a donare formaggi, pane e carne di tutti i tipi, soprattutto carne di pecora. La pecora veniva cucinata in pentoloni enormi e il suo brodo aveva un duplice utilizzo: veniva servito caldo in piccole scodelle di terracotta e veniva utilizzato per la preparazione della Zuppa gallurese, il piatto tipico della Gallura. Il giorno della festa di San Lorenzo era atteso da tutti con emozione ed entusiasmo: i bambini, durante il pranzo sedevano a terra (sopra un lenzuolo steso per loro) e mangiavano petta e minestra ossia carne e minestra e su pani sciocco. Questo tipo di pane non lo si mangiava tutti i giorni, i bambini allora ne facevano scorta nascondendo i panini sotto i vestiti, per chiederne dell’altro.
GLI UOMINI E LA TERRA
Altri momenti di festa e di aggregazione erano le feste come Natale e Pasqua. I nostri nonni erano per lo più pastori e agricoltori, che non potevano lasciare i campi e il bestiame. Per loro le giornate di festa in realtà non erano molto diverse dalle altre: chi era legato da un contratto al proprietario della terra e degli animali doveva lavorare anche la mattina di Natale o di Pasqua. L’unica differenza era che, una volta rientrati a casa, i lavoratori venivano avvolti dal profumo dell’agnello: le giornate di festa erano le uniche occasioni per poter mangiare questo tipo di carne, che allora era proibitiva per la maggior parte delle famiglie.
LE DONNE E LA FAMIGLIA
Le nostre nonne, invece, si occupavano della casa e dei figli. Tenevano in ordine le poche stanze che componevano le case di allora, educavano i propri figli, lavavano i panni al fiume, cucivano i vestiti per tutta la famiglia e preparavano il “corredino” per la nascita di un figlio o di un nipotino.
Le future mamme, infatti, ricamavano i bavaglini, cucivano sos manteddos, le fasce di tela e di mollettone, e su zipponeddu il giubbotto per l’inverno. Soprattutto si faceva scorta di fasce in tela e di mollettone perché venivano utilizzati come pannolini, quindi si tendeva a farne grossa scorta, anche perché con un bambino appena nato non sempre le neo mamme riuscivano ad andare al fiume a lavare i panni. Le fasciature rimanevano ferme grazie a un’ulteriore fascia, sa fasca, che si metteva nella schiena del bambino, in orizzontale, e chiusa con una spilla da balia. Le mamme ricamavano anche il vestitino per il battesimo, che veniva celebrato qualche tempo dopo la nascita. Se si poteva non si aspettava mai più di un mese, perché si temeva Sa survile, figura fantastica della tradizione gallurese che, secondo la leggenda, succhiava il sangue ai bambini non battezzati.
Da Olbia prendete la S.S 131 in direzione Nuoro. Dopo circa 30 Km prendete l’uscita per Budoni/Agrustos. Seguite la S.P 24 e la S.P 24 bis verso Tamarispa.