Tamarispa
Le notizie più antiche relative al borgo di Tamarispa ci arrivano attraverso il Liber Fondachi, registro in cui venivano annotate le entrate fiscali dei possedimenti dei pisani in Sardegna.
Secondo questa testimonianza, dal 1317 al 1319 Tamarispa ospitava non più di quattro famiglie, cioè circa venti abitanti. Questi pagavano, ogni anno, due lire di imposta fondiaria più quattro “carre” di grano e sette di orzo. Secondo il Liber Fondachi, Tamarispa nel medioevo era posta nella parte settentrionale della Gallura inferiore, precisamente in un “luogo elevato”, sui fianchi o in cima a un rilievo. Dal medioevo in poi, però, non abbiamo più notizie di Tamarispa: Gian Francesco Fara, nel testo Chorographia del XVI secolo, la indica come estinta. Tra la seconda metà del XVIII secolo e la prima del XIX, la fascia costiera e subcostiera tra Olbia e Posada inizia pian piano a ripopolarsi e tra i piccoli centri che si formarono ci fu, in seguito, anche Tamarispa. Il sito era diverso da quello che accoglieva l’agglomerato medievale: coloro che iniziarono a costruire non vi trovarono né ruderi di un abitato precedente né edifici sacri. La chiesa di Tamarispa, infatti, è stata costruita di recente, circa venticinque anni fa. Inoltre la Tamarispa medievale, come si può leggere nel Liber Fondachi, era posta in un luogo elevato, mentre l’odierno borgo è situato in basso, non lontano dal Riu Mannu che gli anziani del paese chiamano “Su riu de Tamarispa”.
Tamarispa nel '900: usi e costumi
Quanto è cambiata Tamarispa da ieri a oggi? Nei primi anni del ‘900 c’erano poche case, due o forse tre: piccole, con un’unica stanza che fungeva da cucina e camera da letto. Allora non c’erano ancora la luce, la televisione o l’acqua calda, ma solo un tetto, quattro mura, un caminetto e tante bocche da sfamare. E nel periodo in cui si raccoglieva il grano, il posto a disposizione diminuiva enormemente: i sacchi venivano infatti sistemati nell’unica stanza della casa, uno sopra l’altro. I bambini allora, non avendo più posto per dormire, dormivano sopra le riserve di grano.
A Tamarispa si viveva di agricoltura e pastorizia: alcuni avevano terreni e bestiame proprio, altri lavoravano per i “signori” e il lavoro veniva retribuito con un chilo di lardo, un bene prezioso per l’economia domestica. Le donne oltre a cucinarlo, lo utilizzavano per fare l’olio e il sapone. Sapone che naturalmente non profumava di lavanda come quello odierno, ma era utile per il bucato che le donne di Tamarispa andavano a lavare a “Su riu de Tamarispa”. I vestiti – maglioni, pantaloni e calze – venivano cuciti a mano con la lana ottenuta dalle pecore. La Santa patrona del borgo di Tamarispa è Santa Maria Gabriella.
Da Olbia prendete la SS131 DCN in direzione Nuoro. Dopo circa 30 Km prendete l’uscita per Budoni/Agrustos. Seguite la SP24 e la SP24 BIS verso Tamarispa.