Gnocchi Galluresi o Chiusoni
Tradizionalmente, invece, venivano consumati la prima sera di Agosto o durante il Ferragosto, e per impastarli si usava la farina nuova ottenuta dal grano trebbiato a Luglio. Quando le nostre nonne preparavano gli gnocchi galluresi e capitava che ne cadessero un po’ per terra, erano solite dire: “Ancora la tarra vo’ la so palti” (“Anche il pavimento ne vuole un po’!”) oppure: “Stragni!”, esclamazione che annunciava l’arrivo di ospiti inattesi, ma sempre graditi e ben accolti. A Budoni le “nonnine” ci ricordano che li chiamavano Maccarrones de poddighe (gnocchetti di pollice) o Maccarrones de punzu (gnocchetti di polso), per via della lavorazione che richiedeva un ritmato ed energico lavoro delle dita e dei polsi.
- farina di grano duro,
- 1 Kg acqua tiepida
- sale
Procedimento:
Impastate la farina di grano duro con acqua tiepida salata e lavorate l’impasto sino a quando sulla superficie non compaiono delle bollicine. A questo punto tagliate un pezzo di pasta, lavoratela allungandola, e ottenendo così dei cannoli abbastanza sottili. Dai cannoli staccate dei pezzettini e schiacciateli con il pollice su un apposito cestino detto canistredda, oppure su una grattugia: in questo modo prenderanno la forma degli gnocchi.
Condimento:
Gli gnocchetti galluresi, anticamente, si condivano con un semplice sugo e una spruzzata di formaggio grattugiato. La carne, infatti, era una pietanza che non tutti potevano permettersi di ospitare sulle proprie tavole. Ora, invece, gli chef galluresi condiscono li chiusoni con sughi e abbondante carne di maiale, vitello, agnello o coniglio. A volte, le nostre nonne, condivano gli gnocchetti con la mazza frissa: un piatto “povero” ma gustoso che richiedeva solo latte e farina.